Guida alla visita - Esterno
Nel corso del tempo la chiesa di Sant’Eusebio ha subito molte e radicali modifiche; la trasformazione del paesaggio avvenuta negli ultimi centocinquant’anni ha completamente modificato il contesto in cui si trova la chiesa che appariva circondata dal verde e collegata al termine di un lungo sagrato all’asse viario sistino della Strada Felice.
La chiesa oggi appare rialzata rispetto al piano stradale e si accede mediante una scalinata a doppia rampa. Tale assetto è conseguente ai lavori di urbanizzazione di fine XIX secolo quando per realizzare piazza Vittorio Emanuele II fu necessario abbassare il livello del terreno attorno a Sant’Eusebio di circa tre metri e mezzo come si può notare in corrispondenza dell’ex edificio monastico, oggi occupato dalla polizia, che fu sotto-fondato. L’antico portale fu smontato e posto in basso e al suo posto fu aperta una finestra. Per la chiesa la differenza tra la vecchia quota e la nuova quota fu risolta con la costruzione (1890-1891) della scalinata a due rampe.
La chiesa oggi appare rialzata rispetto al piano stradale e si accede mediante una scalinata a doppia rampa. Tale assetto è conseguente ai lavori di urbanizzazione di fine XIX secolo quando per realizzare piazza Vittorio Emanuele II fu necessario abbassare il livello del terreno attorno a Sant’Eusebio di circa tre metri e mezzo come si può notare in corrispondenza dell’ex edificio monastico, oggi occupato dalla polizia, che fu sotto-fondato. L’antico portale fu smontato e posto in basso e al suo posto fu aperta una finestra. Per la chiesa la differenza tra la vecchia quota e la nuova quota fu risolta con la costruzione (1890-1891) della scalinata a due rampe.
Le antiche incisioni, come quella di Giuseppe Vasi (1753) (fig. 11), mostrano come appariva la chiesa prima dei lavori del 1877-1880.
L’insolito prospetto a portico con un piano adibito ad abitazione, anteposto alla chiesa vera e propria, deriva dalla struttura medievale sopravvissuta ai successivi “maquillages” della fine del cinquecento e del 1711, data riportata nella dedica sotto il cornicione dove si legge chiaramente: |
IN HONOREM / SANCTI / EVSEBII CONFESSORIS / ANNO DOMINI / MDCCXI.
L’attuale facciata è attribuita all’architetto Carlo Stefano Fontana, autore negli stessi anni di un analogo intervento nella basilica di San Clemente. L’architetto è intervenuto sul nudo paramento murario, scandito dalle cinque arcate con sovrastanti finestre, riorganizzando i due livelli, il primo con ordini di lesene con capitelli tuscanici e il secondo con capitelli ionici. Le finestre sono decorate con elementi tratti dal repertorio borrominiano: frontoncini delle finestre con due tipi alternati di spioventi curvilinei. Lo stesso allineamento e le affini incorniciature delle finestre superstiti dell’ex monastero fanno ritenere che anche il prospetto di quest’ultimo sia stato ritoccato nella stessa occasione (fig. 12).
L’attuale facciata è attribuita all’architetto Carlo Stefano Fontana, autore negli stessi anni di un analogo intervento nella basilica di San Clemente. L’architetto è intervenuto sul nudo paramento murario, scandito dalle cinque arcate con sovrastanti finestre, riorganizzando i due livelli, il primo con ordini di lesene con capitelli tuscanici e il secondo con capitelli ionici. Le finestre sono decorate con elementi tratti dal repertorio borrominiano: frontoncini delle finestre con due tipi alternati di spioventi curvilinei. Lo stesso allineamento e le affini incorniciature delle finestre superstiti dell’ex monastero fanno ritenere che anche il prospetto di quest’ultimo sia stato ritoccato nella stessa occasione (fig. 12).
Sul cornicione poggiano quattro statue che raffigurano da sinistra a destra: Sant’Eusebio, San Celestino V, San Benedetto e Santa Scolastica; Al centro del cornicione si apre un arco che riprende il motivo del “frontone siriaco” (una variante del frontone classico che ha un celebre esempio nel peristilio del palazzo di Diocleziano a Spalato (fig. 13):
Nell’arcata centrale del portico è stata posta nel 1954, centenario della proclamazione da parte di Pio IX del dogma dell'Immacolata Concezione (8 dicembre 1854), la statua della Madonna col Bambino di Guarino Roscioli (fig.14).
Sotto il portico, a destra del portale centrale, vi è l’epigrafe di Gregorio IX del 1238 (fig. 3) ed a sinistra quella di Gregorio XIII del 1573 (fig. 7); più in là le lapidi commemorative delle visite dei santi pontefici Paolo VI (1967) e Giovanni Paolo II (1993). |