La Benedizione degli Animali (da Sant'Antonio Abate a Sant'Eusebio)
Per antica tradizione il 17 gennaio, giorno della festa del titolare, davanti alla chiesa di S. Antonio Abate all'Esquilino - tuttora esistente in via Carlo Alberto - si eseguiva la benedizione degli animali, soprattutto dei cavalli che in passato erano, per motivi facilmente comprensibili, numerosissimi in città.
All'origine dell'usanza c'è l'ospedale di S. Andrea de Piscina, fondato circa il 1265 per volontà testamentaria del cardinale Pietro Capocci (un membro della sua famiglia fu sepolto in S. Eusebio) e poi concesso da Niccolò IV (1288-1292) ai canonici regolari di S. Antonio di Vienne.
Questo ordine ospedaliero francese, fondato nel 1095 e dedito specialmente alla cura dei malati di ergotismo (intossicazione prodotta dalla segale cornuta), popolarmente noto come "fuoco di s. Antonio", nel 1308 eresse accanto all'ospedale la chiesa in questione, intitolata all'eremita egiziano di cui portava il nome. Spiegava Costantino Maes nel 1888: "S. Antonio si dipinge col porco a'piedi, per raffigurare nell'immondo animale il demonio che lo tentò (...). Di tutti gli animali nobili, abbietti, mansueti e feroci (coi quali il S. Abbate si famigliarizzò nel deserto) egli è patrono universale; contro tutti i pericoli, e gl'infortuni si ricorre all'aiuto di lui." Il nosocomio fu poi concesso nel 1294 da Celestino V (ecco un altro contatto con la nostra chiesa) alla basilica di S. Maria Maggiore e restò in funzione per tutta la durata del governo pontificio.
Tipica "curiosità" romana, ove accanto alle bestiole domestiche e ai ronzini del popolo si esibivano i pomposi equipaggi dell'aristocrazia (famosi quelli dei principi Boncompagni Piombino e Doria-Pamphili), la benedizione degli animali attirò dal Seicento all'Ottocento l'attenzione di innumerevoli pittori e di turisti illustri che non mancarono di lasciarne raffigurazioni e divertite descrizioni; basti qui ricordare tra i più noti George Berkeley (1720 ca), Johann Wolfgang Goethe (1787), Hans Christian Andersen (1835) e Ferdinand Gregorovius.
Nel 1871 il complesso fu espropriato e nel '77 divenne ospedale militare; l'anno dopo l'autorità ecclesiastica decise che la benedizione degli animali si volgesse nella vicina chiesa di S. Vito; poi la cerimonia fu spostata davanti alla più tranquilla S. Anastasia al Palatino. Ma tornò presto all'Esquilino. Scriveva nel 1907 Giggi Zanazzo, studioso del dialetto e delle usanze del popolo romano: "Ora essendo stata ridotta ad ospedale la chiesa di Sant'Antonio (...) la stessa festa, ridotta a più modeste proporzioni, da parecchi anni si solennizza nella chiesa di Sant'Eusebio in piazza Vittorio Emanuele".
All'origine dell'usanza c'è l'ospedale di S. Andrea de Piscina, fondato circa il 1265 per volontà testamentaria del cardinale Pietro Capocci (un membro della sua famiglia fu sepolto in S. Eusebio) e poi concesso da Niccolò IV (1288-1292) ai canonici regolari di S. Antonio di Vienne.
Questo ordine ospedaliero francese, fondato nel 1095 e dedito specialmente alla cura dei malati di ergotismo (intossicazione prodotta dalla segale cornuta), popolarmente noto come "fuoco di s. Antonio", nel 1308 eresse accanto all'ospedale la chiesa in questione, intitolata all'eremita egiziano di cui portava il nome. Spiegava Costantino Maes nel 1888: "S. Antonio si dipinge col porco a'piedi, per raffigurare nell'immondo animale il demonio che lo tentò (...). Di tutti gli animali nobili, abbietti, mansueti e feroci (coi quali il S. Abbate si famigliarizzò nel deserto) egli è patrono universale; contro tutti i pericoli, e gl'infortuni si ricorre all'aiuto di lui." Il nosocomio fu poi concesso nel 1294 da Celestino V (ecco un altro contatto con la nostra chiesa) alla basilica di S. Maria Maggiore e restò in funzione per tutta la durata del governo pontificio.
Tipica "curiosità" romana, ove accanto alle bestiole domestiche e ai ronzini del popolo si esibivano i pomposi equipaggi dell'aristocrazia (famosi quelli dei principi Boncompagni Piombino e Doria-Pamphili), la benedizione degli animali attirò dal Seicento all'Ottocento l'attenzione di innumerevoli pittori e di turisti illustri che non mancarono di lasciarne raffigurazioni e divertite descrizioni; basti qui ricordare tra i più noti George Berkeley (1720 ca), Johann Wolfgang Goethe (1787), Hans Christian Andersen (1835) e Ferdinand Gregorovius.
Nel 1871 il complesso fu espropriato e nel '77 divenne ospedale militare; l'anno dopo l'autorità ecclesiastica decise che la benedizione degli animali si volgesse nella vicina chiesa di S. Vito; poi la cerimonia fu spostata davanti alla più tranquilla S. Anastasia al Palatino. Ma tornò presto all'Esquilino. Scriveva nel 1907 Giggi Zanazzo, studioso del dialetto e delle usanze del popolo romano: "Ora essendo stata ridotta ad ospedale la chiesa di Sant'Antonio (...) la stessa festa, ridotta a più modeste proporzioni, da parecchi anni si solennizza nella chiesa di Sant'Eusebio in piazza Vittorio Emanuele".